venerdì 25 ottobre 2013



SCUOLA

Definizione
Luogo in cui si perseguono finalità educative* seguendo una programma di studi o delle attività metodicamente** ordinate.
Luogo dove s’insegna e s’impara.
Una volta la scuola era il luogo del tempo libero, dove si andava a riposare dopo il duro lavoro fisico e in quel luogo i maestri davano lezione.

Derivazione
La parola scuola deriva dal latino Schola che prende dal greco Scholè = ozio, riposo. Da qui deriva il verbo greco Scholazein col significato di stare in ozio, riposarsi, avere il tempo di dedicarsi a qualcosa che piace e per divertimento. Infine questa parola a sua volta si collega al greco ékein = tenere saldo, possedere, avere.
Quindi la scuola è il luogo dove si ottiene istruzione; l’istruzione ben fatta fa in modo che una persona sappia utilizzare le informazioni imparate a scuola e sappia dare il meglio di sé stessa tramite il sapere. Il sapere conferisce potere. 

Da notare nella definizione le parole seguenti:
* educative deriva da educare. Educare è l’attività di formare un individuo invitandolo a tirare fuori le sue abilità tramite le istruzioni ricevute in precedenza;  modellare quindi un individuo tirando fuori le sue potenzialità e permettergli di dimostrare le sue capacità. 
** metodico deriva da metodo (già definita altrove in questa pagina)
*** istruzione che significa fornire delle informazioni e dei dati fondamentali che possono essere utilizzati per svolgere delle attività. Radice: dal latino InstruereIn =dentro e Struere = mettere, costruire, fabbricare, comporre porre a strati.

mercoledì 21 agosto 2013

Mamma, non voglio andare a scuola! 


Settembre è alle porte e non è strano per un genitore sentirsi dire "non voglio andare a scuola". 

Per un bambino questo significa avere aree di incertezza determinate da una non completa comprensione delle situazioni esterne, siano esse in ambito scolastico piuttosto che provenienti dal discorso degli adulti o da altre aree oggettive/soggettive della vita delle quali il bambino non ha afferrato appieno il significato, il senso, il concetto. 

Viviamo in un mondo dove il mezzo di comunicazione principale è il linguaggio e il linguaggio è il veicolo per miliardi di simboli grafici e fonetici che, uniti in parole, costituiscono l'elemento fondante dell'espressione verbale e scritta. E' importante dunque che le singole parole e ciascun simbolo in esse contenuto siano pienamente compresi se si vuole una visione davvero chiara e completa, scevra da ambiguità, del discorso e delle cirostanze che esso crea o rappresenta.

Permettere al bambino di capire le situazioni, capire il linguaggio, utilizzare espressioni a lui chiare e comprensibili sin dai primi anni di vita, evitare ambiguità e mal comprensioni, farlo vivere in un ambiente il più "chiaro" e sereneo possibile durante tutto l'arco della crescita è un modo funzionale per evitare ansie e prevenire, com'è intuibile, non solo il "mal di scuola". Dare questa possibilità anche all'adulto, poi, permetterebbe di avere una società più tranquilla, meno frenetica, più razionale e intelligente.

La Tecnologia di Studio e pedagogia dell'educatore L. Ron Hubbard rappresentano un'opportunità concreta per risolvere il cosiddetto "mal di scuola"; se applicata con criterio, risolve gli innumerevoli problemi collegati ai disagi creati dalla scuola odierna e non solo.

La pillola purtroppo è diventata una soluzione facile e immediata per togliersi di mezzo questi problemi, senza considerazione sulle generazioni future, azzerandone anche la sostenibilità nel lungo termine.

AA.VV.

lunedì 12 agosto 2013

Bambini con "l'argento vivo"

 
Nella nostra cultura tradizionale, di un bambino vivace, si diceva: “Ha l'argento vivo addosso”. Oggi, la situazione si è modificata e alcuni affermano che questi comportamenti sarebbero di fatto una specifica malattia.

Se un bambino è distratto, se non segue le direttive e si agita, oggi può essere etichettato come malato mentale e di conseguenza può rischiare di essere “trattato” con potenti psicofarmaci che ricadono nella categoria degli stupefacenti, assieme ad oppio, morfina, eroina e cocaina.

Molti bambini, nelle nazioni dove questa pratica è stata seguita, sono deceduti a seguito di tali “cure”.

ADHD significa solo un insieme di sintomi, di comportamenti.
Gli UNICI strumenti per fare “diagnosi” di ADHD, sono liste di domande. Non ne esistono altri. Il bambino viene osservato e si risponde alle domande di un questionario, mettendo una crocetta sul SI o sul NO.
Cosa ci dicono questi test? Confermano, in modo grossolano e soggettivo, se un bambino è distratto o iperattivo: identificano SINTOMI.

Ecco alcune domande dei test.
­Per fare “diagnosi” bastano sei risposte affermative su nove
- “muove spesso le mani o i piedi o si agita sulla sedia?”
- “è distratto facilmente da stimoli esterni?”
- “ha difficoltà a giocare quietamente?”
- “spesso chiacchiera troppo?”
- “spesso spiattella le risposte prima che abbiate finito di fare la domanda?”
- “spesso sembra non ascoltare quanto gli viene detto?”
- “spesso interrompe o si comporta in modo invadente verso gli altri (per es. irrompe nei giochi degli altri bambini)?”.

Non vi è nessuna prova scientifica che dimostri che l’ADHD sia una specifica malattia. Non esistono prove biologiche, né organiche di alcun tipo.
Se tali prove esistessero, nessuno ricorrerebbe più alle domande sopraelencate per “fare diagnosi”. Siamo nel campo delle ipotesi: anche l’idea che i Titani o il dio Pan, siano la causa dei terremoti è un’ipotesi!

Solo basandosi su queste ipotesi le statistiche della somministrazione di psicofarmaci ai bambini hanno raggiunto vette elevate.


POSSIBILI SOLUZIONI ALTERNATIVE AI FARMACI
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