Tempo di prove
Quando ci si accorge che non si è
preparati nell’affrontare una prova? Quando si fa la prova…
Ogni anno prima degli esami nei
vari istituti si fanno prove per dare modo agli studenti di verificare la
preparazione e dare un’idea di come funzionerà durante l’esame di maturità la
prova scritta.
Quest’anno è andata così:
Il 76% dei maturandi non si è sentito
pronto per la prova e ha avvertito un forte stress per la simulazione, mentre
il 20% ha dichiarato di non ritenere sufficienti le ore a disposizione
per lo svolgimento e solo il 4%, ha ammesso di essere pronto. E' l'esito
di un sondaggio al quale hanno risposto in 15.000, in occasione
della simulazione della seconda prova di Maturità per il Liceo Scientifico.
Da
sempre un esame è il momento in cui il dubbio spazza via tutte le certezze, per
qualsiasi studente!
E’ il tipico momento in cui ti sembra poco qualunque sforzo
fatto per apprendere quella materia, qualunque essa sia. Poi si comincia a
tirar fuori qualcosa, si fissa un punto su cui cominciare e miracolosamente
tutto si allinea; la conoscenza della materia riemerge dalle profondità in cui
si era rifugiata e la tensione comincia ad allentarsi.
Oggi,
sembra che sia più dura di così! I ragazzi si rendono conto che manca la preparazione
ma non si tratta del solito “panico da esame”. C’è qualcosa che comincia a
mancare ai nostri studenti ed è qualcosa, che è nelle basi dell’insegnamento e
dello studio, che evidentemente sta sfuggendo di mano.
Che cosa manca?
Immagina
qualcuno che ti prende per mano e ti dice: “Vieni a sentire: è
interessantissimo!” e ti porta a sedere in una stanza dove c’è una
persona che sta parlando. Questa persona parla di qualcosa che ti sembra tanto
interessante quanto guardare una goccia d’acqua che evapora a temperatura
ambiente. Tra l’altro usa termini esoterici come “l’esegesi giuridica delle
idiosincrasie legislative paleocristiane” (N.d.R.: interpretazione delle
contraddizioni nelle leggi del periodo paleocristiano). Dopo un po’ di tempo in
cui stai cercando i sottotitoli di quel che sta dicendo l’oratore, sembra
logico che ti assalga nell’ordine una strana sensazione allo stomaco, una
specie di nervosismo isterico, una catalessi profonda, la necessità fisica di
non essere lì. E’ ovvio, quindi, che ti giri verso il tuo vicino e gli chiedi
che ore sono. Se è un tipo simpatico dopo trenta secondi avrai attaccato
bottone e a fine giornata è nata un’amicizia.
Questo
è ciò che, più o meno, accade a ogni studente ai giorni nostri: un bel momento
ti viene comunicato che andrai a scuola, il che ti sembra una cosa buona; è un
posto dove vanno tutti i bambini, dove si gioca... Da quel momento praticamente
nessuno ti spiega davvero perché ti trovi a scuola!
Quando
andavi a scuola in una bottega artigiana, nei tempi andati, per imparare a fare
il vasaio era chiarissimo il fatto che chi ti stava insegnando aveva l’obiettivo
di farti diventare un vasaio competente (competente inteso come persona in
grado di fare una cosa possibilmente meglio degli altri, utile a sé e alla
comunità).
La
scuola oggi si ritrova ad avere come scopo, più o meno dichiarato, l’istruire
lo studente. Ma l’istruzione è solo un passo che precede la competenza (non occorre
solo essere istruiti in qualcosa per poter essere competenti) ed è questo che
rende la scuola di oggi inadeguata o, per meglio dire, la fa percepire inadeguata.
Per
ritornare dunque alla domanda: che cosa manca?
Uno
scopo per studiare, un metodo efficace, sufficiente allenamento, esercitazioni,
contatto con la realtà (quella di un possibile, probabile, futuro ambiente di
lavoro) …?
Il
principale di un’azienda sa già che non assumerà una persona competente, se
assume un giovane appena uscito di scuola, perché avrà bisogno di un tirocinio
e non gli sarà di aiuto nemmeno notare con che voti ha terminato gli studi. Che
acquisto?
Se la
scuola sfornasse davvero persone competenti, il principale di quell’azienda non
avrebbe problemi ad assumere una persona che nel giro di una settimana potrebbe
lavorare a pieno ritmo nella sua azienda.
E’
evidente che nonostante la buona volontà di quanti operano nel campo
dell’istruzione c’è molto spazio per migliorare; ma per migliorarla bisogna
sapere dove si vuole arrivare.
Dove
si vuole arrivare?
Ad
una meta ben definita che preveda una scuola coerente con la realtà odierna,
libera da fronzoli nozionistici e pedanterie ma in cui non manchi nulla; per
dirla con le parole scritte dall’autore della pedagogia usata in un centinaio
di paesi in giro per il mondo da Applied Scholastics, l’educatore, amico
dell’Uomo, L. Ron Hubbard:
“Un
programma di istruzione che cominci coi genitori del bambino, prosegua
attraverso la scuola materna e la scuola elementare e media, passi attraverso
la scuola superiore fino all'università e preservi ad ogni passo l'individualità,
le ambizioni innate, l'intelligenza, le capacità e le dinamiche dell'individuo,
è il miglior baluardo non solo contro la mediocrità, ma anche contro qualunque
nemico del genere umano.”
Per
info sulla nostra didattica e sui nostri metodi di apprendimento: info@tecnologiadistudio.it - applisko@gmail.com
Articolo
di A. Pellati e G. Legnani per Applied Scholastics Italia e Med